Quando l’emittente coincide col market maker, come nel caso dei certificati d’investimento, il prezzo di mercato include necessariamente costi impliciti che ne determinano dinamiche distorsive rispetto alla performance del sottostante. Le differenze tra prezzo di uno strumento e suo effettivo valore finanziario comportano rischi ma anche opportunità per l’investitore dal momento che i certificate possono anche quotare sotto il loro fair value. L’autocallability di uno strumento accresce le opportunità di concludere buoni affari. È il caso del Phoenix Memory CH0475337157 emesso a maggio 2019 da Leonteq che a fine ottobre si presenta a 15 giorni dalla prima data utile per il rimborso anticipato (14 novembre) con prezzo inferiore al fair value, complice il titolo bancario Ing, worst of di 4, che oscilla intorno al valore strike mentre gli altri 3 titoli assicurativi approcciano l’inizio del mese di novembre con quotazione sopra il valore di riferimento iniziale. La volatilità del titolo Ing consente di acquistare il certificato intorno a € 955 (ask) mentre verrà rimborsato a 1000 + 0,625 (coupon) = € 1006,25 con una plusvalenza di oltre il 5% in corrispondenza delle prima data di rilevazione mensile con tutti i titoli sopra strike; il permanere del certificato in portafoglio consente l’incasso della “cedola mensile memory” per un rendimento annualizzato del 7,5% e trigger a -30% mentre la barriera protezione capitale a -40% rileva alla scadenza del 2024.

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